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FAQ

Cos’è la pagina FAQ*?

Ecco una serie di domande che riceviamo di solito quando parliamo della nostra vocazione. Le risposte sono volutamente sintetiche per dare, in questo spazio accessibile a tutti, informazioni semplici e chiare; sono essenziali per invitare chi fosse interessato in modo specifico ad approfondire le varie questioni con le donne che vivono questa forma di vita consacrata o con i testi indicati nel sito. Nel caso di un ulteriore desiderio di comprensione a chi fosse direttamente coinvolta nel cammino verso la consacrazione, consigliamo l’iscrizione alla parte riservata del sito.

*Pagina in aggiornamento

La consacrazione nell’Ordo virginum è la scelta di vivere per tutta la vita la verginità “per il regno dei cieli”, in un contesto quotidiano di vita, simile a quello in cui vive la maggior parte delle persone.

Il rito di consacrazione delle vergini nasce nei primi secoli della Chiesa. Caduto in disuso per secoli, per ragioni storico-culturali, il Concilio Vaticano II ne ha auspicato il ripristino.

L’impegno a vivere nella verginità, che si assume con la consacrazione, è per sempre. Nelle Premesse alla Consacrazione del Pontificale Romano, al n. 5, si afferma: “Possono ricevere la consacrazione pubblica con solenne rito liturgico quelle donne che non siano mai state sposate né abbiano mai vissuto pubblicamente in uno stato contrario alla castità”.

Nel Rito si parla di “sponsalità”: con questa parola si vuol far capire che il legame con Gesù, che si celebra e si costruisce pian piano nella vita, è forte ed esclusivo, trasforma e coinvolge totalmente. Questo legame è una testimonianza del vincolo indissolubile che Gesù ha stabilito con la Chiesa sposa, così come lo è, in modo diverso ma complementare, l’unione degli sposi cristiani. La sponsalità si esprime in una Chiesa concreta e la vergine consacrata non lo vive privatamente, ma radicata in un territorio e in una Chiesa particolare specifica, con cui ha un rapporto di fede e di vissuto visibile.

La vergine consacrata non ha connotati esteriori che la caratterizzino, non c’è un Istituto o delle Costituzioni, un abito che la distingua, l’obbligo della vita comunitaria, un carisma uguale per tutte cui riferirsi. La vergine consacrata non ha superiori e il suo riferimento è il vescovo della Chiesa particolare, dal quale riceve pubblicamente la consacrazione.

Il legame della vergine consacrata con la Chiesa diocesana può assumere forme e modalità diverse a seconda di vari elementi: la storia di ogni diocesi e del suo Ordo, il vescovo che la guida, la storia personale, il progredire del cammino. È compito del vescovo conoscere e discernere i carismi e il cammino personale di ciascuna consacrata, che si assume in prima persona la responsabilità del proprio cammino, delle proprie scelte e di come vivere la vocazione.

La vergine consacrata, pur non emettendo il voto specifico, vive l’obbedienza al Vangelo, nella sequela di Cristo, nell’impegno di portare a compimento la chiamata nei modi che, giorno per giorno, le vengono mostrati nella sua vita personale e nella comunità cristiana. Impara a interrogarsi continuamente e ad obbedire con fiducia ogni giorno anche a richieste ed urgenze proposte dal vescovo, purché compatibili con la sua vita.

La sua figura di riferimento è il vescovo; con lui discerne il proprio cammino vocazionale. La forma pubblica della propria consacrazione la impegna a testimoniare con una coerente condotta di vita la propria appartenenza a Cristo sposo.

Il vescovo ha il compito di seguire la nascita e lo sviluppo della sua vocazione nella Chiesa particolare. A volte nomina un sacerdote, suo delegato, per accompagnare in modo più vicino, costante ed efficace, il cammino della singola e dell’Ordo diocesano. Alla singola consacrata è poi affidato il compito di crescere nel dialogo di discernimento con un accompagnatore/accompagnatrice spirituale; di curare anche il proprio percorso spirituale ed umano con i mezzi e le persone che la possono aiutare a vivere in autenticità il dono ricevuto dal Signore.

La vergine consacrata può vivere da sola, in famiglia, con altre persone, in gruppi più o meno organizzati, in una casa di proprietà o in affitto, in strutture private e non. Ciò che conta è che ogni scelta venga fatta per concretizzare al meglio e con autenticità la propria consacrazione.

La vergine consacrata si mantiene con il suo lavoro e rispetta a tal proposito le leggi vigenti in Italia. Qualora fosse retribuita da strutture ecclesiali, questo non le deriva dal suo essere consacrata, ma dal lavoro effettuato in base alle competenze possedute.

Il Codice di Diritto canonico (n° 604) prevede che sia possibile la forma associativa per “osservare più fedelmente il loro proposito e aiutarsi reciprocamente nello svolgere servizio alla Chiesa che è confacente al loro stato”. Essa non è condizione indispensabile per l’ammissione alla consacrazione.

Il primo servizio della vergine consacrata è quello di “essere” segno profetico ed escatologico dell’amore della Chiesa vergine e sposa di Cristo. La consacrata non ha un preciso compito pastorale nella propria diocesi e non viene neppure consacrata in vista di un’attività specifica. In dialogo con il vescovo, nel discernimento dei propri carismi, ciascuna trova il modo migliore per vivere in autenticità e originalità la vocazione.

La consacrazione è la risposta ad una chiamata che coinvolge tutto l’arco della vita. Dopo un percorso serio di discernimento personale nella Chiesa particolare e un tempo congruo di formazione, la donna può essere ammessa alla consacrazione dal suo vescovo. È importante che essa abbia una chiara conoscenza di se stessa e abbia una sua stabilità personale e spirituale, perciò un’età troppo giovane non è consigliata.

La consacrazione viene celebrata una sola volta e vale per tutta la vita.

Non ci sono i voti come nella professione religiosa o in alcune forme secolari di vita consacrata. La vergine consacrata emette, con il Rito di consacrazione, il “proposito di castità”. I consigli evangelici di povertà e obbedienza vanno seguiti con modalità da verificare assieme al proprio accompagnatore spirituale ed al vescovo a seconda delle diverse condizioni di vita.

Nel cammino di preparazione a questa forma di vita consacrata non sono previsti voti temporanei.

Qualora la consacrata si senta chiamata ad una diversa scelta vocazionale è opportuno un aperto e profondo confronto con il proprio accompagnatore spirituale e con il vescovo per decidere come portare avanti la propria vita di fede.

Non ci sono figure come la superiora, ma ci sono figure di riferimento come il vescovo diocesano, il suo delegato e l’accompagnatore spirituale. Nell’Ordo virginum ci possono essere donne consacrate che accompagnano il cammino di altre donne, ma ciò avviene in modo concordato e in uno stile fraterno e paritario.

L’Ordo virginum non ha una sede o un istituto, anche se in ogni diocesi esso può avere i suoi luoghi di riferimento in cui ritrovarsi per gli incontri o per la formazione comune.

La vergine consacrata mette a fuoco nel tempo della formazione il suo stile di vita e lo presenta al vescovo come una propria regola di vita da verificare periodicamente. Non esiste una spiritualità propria dell’Ordo virginum in modo analogo alla spiritualità francescana, domenicana o altro, ma ogni consacrata nutre la propria fede, attingendo alla ricchezza del Rito di consacrazione, che definisce l’identità e la spiritualità della vergine consacrata. A volte può trovare aiuto e supporto in spiritualità del passato o del presente, che sono sempre un dono per tutta la Chiesa.

Con la celebrazione della consacrazione, nasce in diocesi l’Ordo virginum, anche con una sola persona.

L’Ordo virginum non ha uno statuto diocesano o nazionale. Alcune diocesi, di solito dopo un certo periodo di sperimentazione, hanno pensato di fissare per iscritto alcuni criteri, orientamenti, condizioni che delineano la strada fatta e il cammino possibile. Sono testi che hanno più la caratteristica di Lineamenta, modalità più consona alla realtà dell’Ordo. Di solito scaturiscono dal lavoro di più mani, in un confronto interno dell’Ordo e con il vescovo. A livello nazionale la CEI ha pubblicato nel marzo 2014 la Nota pastorale L’Ordo virginum nella Chiesa in Italia.

Il vescovo è il responsabile della formazione e del discernimento vocazionale e svolge questo compito o direttamente o coadiuvato da un sacerdote suo delegato. Egli può svolgere il suo compito anche con l’aiuto di alcune vergini consacrate e altre figure.

È importante che ogni vergine consacrata abbia una sua autonomia di vita e di sussistenza. Nella rete di relazioni nella Chiesa diocesana e nell’Ordo, la vergine consacrata può trovare vicinanza, sostegno e aiuto nell’ordine della gratuità, ma non del vincolo formale.

All’interno dell’Ordo diocesano, trovarsi insieme è un modo auspicabile per esprimere l’appartenenza alla Chiesa diocesana e per curare un cammino formativo comune. Non vi è obbligo formale per incontrarsi tra diocesi diverse, ma può essere un’occasione per condividere la stessa vocazione, per scambiarsi le esperienze e le domande, per intravvedere insieme le prospettive verso le quali maturare in questa vocazione anche come Chiesa italiana.

Non si tratta di un diritto né di un dovere. Una simile partecipazione costruisce la comunità se è fatta in spirito di comunione e di servizio.

Durante la consacrazione le vergini ricevono l’anello; si può ricevere anche il velo e/o altro segno secondo le usanze e le consuetudini approvate e il libro della Liturgia delle ore.

Prima di tutto è meglio rivolgersi alle vergini consacrate della propria diocesi. Se non ci sono, è utile conoscere anche consacrate di altre diocesi in modo da avere un racconto diretto di questa forma di vita consacrata da parte di chi la vive. Anche la partecipazione ai Seminari ed agli Incontri nazionali può essere un valido aiuto per meglio comprendere questa realtà nelle sue molteplici sfaccettature.

La celebrazione della consacrazione avviene nella Chiesa diocesana a cui si appartiene. Nel caso che la propria diocesi non sia aperta a un tale dono, può essere che, dopo un ponderato discernimento personale ed ecclesiale, si capisca che è meglio stabilire un legame di fede e di vita con un’altra Chiesa particolare, nella quale vivere e radicarsi e che diventa la propria Chiesa.

Dopo la consacrazione è possibile cambiare diocesi, ma rimane il criterio di un vero inserimento ecclesiale e di un radicamento effettivo in un nuovo tessuto umano e diocesano, che è indispensabile per continuare ad essere segno. In ogni caso la decisione andrebbe presa anche attraverso un dialogo aperto e concreto con il proprio vescovo, oltre che con l’accompagnatore spirituale.

Negli uffici di curia della diocesi, dovrebbe essere prevista la registrazione dell’avvenuta consacrazione.

È facoltà del vescovo valutare se accogliere o meno questa vocazione nella sua diocesi. Può essere utile avviare con lui un dialogo e un confronto alla luce dei testi del Magistero, delle esperienze di altre diocesi e della Nota Pastorale della Conferenza Episcopale Italiana.

 

34. Ci sono dei testi di riferimento da leggere? Ci sono dei riferimenti magisteriali?

In Italia le vergini consacrate sono più di 500 e circa 450 in formazione (dati aggiornati al 30 novembre 2013).